Oggi, 29 novembre, ricorrono i 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini, avvenuta a Bruxelles dove si trovava per curare la grave malattia che lo aveva colpito.
Per celebrare l'eredità immortale che ci ha lasciato, domenica 24 novembre a Montebelluna, l'Orchestra Regionale Filarmonia Veneta diretta dal maestro Giovanni Costantini, con il racconto di Elena Filini, ha tracciato le tappe più importanti della sua intensa vita, eseguendo arie celebri e struggenti melodie in un evento dedicato ai Soci e alle Socie di Banca delle Terre Venete.
Il concerto ha preso avvio con la Sinfonia del Nabucco, che è poi diventato il bis, a grande richiesta dal pubblico. Un omaggio al maestro Giuseppe Verdi, che il giovane Puccini ammirava a tal punto da raggiungere Pisa a piedi per assistere all'Aida. E sarà da quella esperienza che si convince di voler diventare un compositore. Lo diventerà, fino a venire considerato l'erede di Verdi.
La vita di Giacomo Puccini
Giacomo Puccini nacque a Lucca nel 1858, in una famiglia di antica tradizione musicale. Spinto dalla madre a seguire le orme dei familiari, Puccini, che era rimasto orfano di padre a sei anni, grazie all’aiuto di uno zio poté frequentare il ginnasio e l’istituto musicale di Lucca.
Dopo il diploma in composizione si trasferì a Milano, diventando assiduo frequentatore dei teatri ed entrando in contatto con i più significativi esponenti della vita culturale cittadina. Un'esperienza di vita bohémien, che poi racconterà in una delle sue opere più celebri.
Fu proprio a Milano che Puccini si fece conoscere grazie all’esecuzione delle sue prime due opere, Le villi e Edgar. In quegli anni iniziò un duraturo legame con l’editore Giulio Ricordi, che in lui vedeva il genio che poi si sarebbe a tutti palesato.
Fu a Torino, però, che il musicista venne consacrato come l’erede di Giuseppe Verdi, in seguito alla rappresentazione di Manon Lescaut nel 1893, volutamente organizzata da Ricordi solo otto giorni prima del Falstaff di Verdi. Il libretto di Manon era stato realizzato con varie collaborazioni, tra cui Ruggero Leoncavallo, Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.
Illica e Giacosa, con la consulenza di Giulio Ricordi, e in stretto contatto con Puccini, scrissero anche i libretti delle successive tre fortunate opere: La Bohème (1896), Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904). Come Manon, queste opere tratteggiano con intensità e profondità d’introspezione psicologica i sentimenti di eroine sfortunate, che soffrono e muoiono per amore.
In Bohème, ambientata a Parigi tra un gruppo di amici spensierati e squattrinati, l’amore tormentato tra Rodolfo e Mimì termina tragicamente con la morte della ragazza tra le braccia dell’innamorato.
Personaggio affascinante e volitivo è Tosca, che per salvare dalla fucilazione l’amato pittore Cavaradossi non esita a uccidere il perfido barone Scarpia, capo della polizia papalina, ma accortasi di non essere riuscita a salvare l’amante, si getta dagli spalti di Castel S. Angelo, a Roma.
Di ambientazione esotica è invece Madama Butterfly, storia della giovane geisha Cio-Cio-San (detta Madama Butterfly), sposata in Giappone dall’ufficiale americano Pinkerton, che l’abbandona subito dopo. Rendendosi conto che la speranza di ricongiungersi con l’amato è vana, si suicida con un pugnale.
Dal 1903 al 1909 una serie di disgrazie personali e familiari, oltre alla morte di Giacosa, furono all’origine di un periodo di inattività. Nonostante il successo ottenuto con l’opera seguente, La fanciulla del West, rappresentata nel 1910 al teatro Metropolitan di New York, la crisi creativa continuò; alla morte di Giulio Ricordi Puccini ebbe sempre maggiori difficoltà nel trovare soggetti soddisfacenti. Tra i progetti nati in questo periodo si concretizzò la composizione di La rondine (1917), opera leggera e ironica data all’Opéra di Monte-Carlo.
Durante la Prima guerra mondiale Puccini compose il cosiddetto Trittico, formato da tre opere in un atto, Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi, anch’esso andato in scena al Metropolitan (1918).
L’ultima opera di Puccini, Turandot, ebbe una genesi travagliata, anche per la diffidenza con cui la giovane avanguardia musicale italiana guardava ormai il compositore toscano.
Allo spartito dell’opera mancava il finale dell’ultimo atto quando Puccini morì a Bruxelles, nel 1924, in seguito a un intervento chirurgico per un tumore alla gola. La parte mancante fu orchestrata da Franco Alfano, sulla base degli appunti lasciati da Puccini. Quando nel 1926 Arturo Toscanini diresse al Teatro alla Scala di Milano la prima dell’opera, sospese la rappresentazione proprio nel punto in cui Puccini aveva interrotto la composizione.
Puccini e Torre del Lago
Un profondo amore durato trent’anni quello che legò Giacomo Puccini al ridente borgo di Torre del Lago, che da tempo ha cambiato, con orgoglio di tutti i suoi abitanti, il suo nome in Torre del Lago Puccini.
Quando il grande compositore vi giunse, a fine Ottocento, fu per trovare un luogo pittoresco e quieto dove far sgorgare il suo genio creativo. Il Lago e il piccolo villaggio le cui case si specchiavano nelle acque grigio azzurre del Massaciuccoli a meno di due chilometri dalle sabbiose spiagge della Versilia, gli piacquero subito e l’accoglienza dei torrelaghesi fu entusiastica.
Puccini aveva due grandi passioni, la musica e la caccia e per lui Torre del Lago rappresentò il luogo ideale dove coltivarle entrambe.
Vi arrivò nel 1891 e decise di stabilirvisi prendendo dapprima delle stanze in affitto, poi facendosi costruire la villa che va ad abitare nel 1900. Poi arrivarono i successi di Manon Lescaut e de la Bohème e con questi i denari per comprare la casa della sua vita, un’antica torre di guardia (all’origine del nome di Torre del Lago) che fece completamente ristrutturare.
Per volere del figlio, il musicista è sepolto in una cappella costruita nella vecchia casa sul lago.
Il programma del concerto
G. Verdi Nabucco Sinfonia
G. Puccini Edgar Questo amor, vergogna mia Alex Martini baritono
G. Puccini Madama Butterfly Addio, fiorito asil Zhen Zhang tenore
G. Puccini Gianni Schicchi O mio babbino caro Chen Zihan soprano
G. Puccini Manon Lescaut Intermezzo all’atto III
G. Puccini La bohème Mimì! Speravo di trovarvi qui... Chen Zihan soprano Alex Martini baritono
G. Puccini La Bohème Oh, Mimì tu più non torni Zhen Zhang tenore Alex Martini baritono
P. Mascagni Cavalleria Rusticana Intermezzo
G. Puccini Tosca E lucevan le stelle Zhen Zhang tenore
G. Puccini Madama Butterfly Un bel dì vedremo Alessia Camarin soprano
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Giovanni Costantini direttore
Elena Filini conduzione